sabato 18 febbraio 2012

STEFANIA PRESTIGIACOMO/ Inchiesta sui conflitti d'interesse del Ministro


Stefania Prestigiacomo, prima che essere politica, è innanzitutto imprenditrice italiana. E questo non è affatto secondario: sulla figura del Ministro, infatti, passano decine e decine di conflitti di interesse. Anzi, prima che la Prestigiacomo cominciasse a riscuotere successi su successi in Parlamento, l’azienda di famiglia non se la passava molto bene. Poi tutto cambiò e l'attuale Ministro dell'Ambiente scoprì le bellezze del petrolio...

Allarme rientrato. Dopo i timori di un addio di Mara Carfagna, anche Stefania Prestigiacomo infatti aveva minacciato di abbandonare il Popolo della Libertà lo scorso 22 dicembre. Ma anche lei, come la sua collega Ministro, ha fatto dietro-front: proprio ieri la Prestigiacomo ha annunciato che resterà nel Pdl, non prima di aver ringraziato Silvio Berlusconi per “il fatto che Berlusconi non ci chieda di cambiare il nostro carattere”. Dunque la Prestigiacomo rimane al suo posto. Nel partito e a capo del Ministero dell’Ambiente. Ma la vicenda ci ha incuriosito: che titolo ha la Prestigiacomo per essere a capo di tale Ministero? Le risposte che siamo riusciti a darci sono parecchio interessanti.

Stefania Prestigiacomo, prima che essere politica, è innanzitutto imprenditrice italiana. E questo non è affatto secondario: sulla figura del Ministro, infatti, passano decine e decine di conflitti di interesse. Anzi, prima che la Prestigiacomo cominciasse a riscuotere successi su successi in Parlamento (è già stata anche Ministro per le Pari Opportunità, a soli 34 anni, nel Governo Berlusconi II), l’azienda di famiglia non se la passava molto bene. Come rivela Giorgio Mottola in un articolo su Terra, “ancora oggi, ci sono ben 957 creditori che bussano alla porta del capostipite Giuseppe Prestigiacomo”, il padre di Stefania. I quali creditori avanzano più di 50 milioni di euro dal 1997, anno del fallimento di Sarplast, uno dei primi gruppi aziendali dei Prestigiacomo. “Ma dal 2001, da quando cioè Stefania è diventata per la prima volta ministro – continua Mottola - tutto sembra in discesa. Le società di famiglia non hanno più alcun passivo”.

E in effetti i conti tornano. Anche perché da allora i Prestigiacomo hanno intrapreso strade preferenziali per giungere ad affari con grandi gruppi industriali, come Eni, Agip, Erg, Esso, Edison. E i guadagni sono arrivati innanzitutto dal petrolio.

Vediamo di capirci meglio. A 12 miglia dalle coste siciliane si trova la piattaforma Vega A, che appartiene per il 60 per cento a Edison e per il restante 40 a Eni. Tuttavia i lavori erano stati bloccati perché la superpetroliera “Vega Oil” non disponeva del doppio scafo previsto dalle nuove normative europee. Ed ecco che si fanno avanti i Prestigiacomo, nella figura della sorella maggiore Maria Pia: “una delle sue società, la Coemi (controllata di Fincoe, nel cui cda siede Stefania, almeno fino al 2009) ha messo su – continua Mottola - in quattro e quattr’otto, il consorzio Cem con altre nove società siracusane”. E questo consorzio ha realizzato prontamente una nuova petroliera, la Leonis. Ma, a parte questo, comunque la Vega A non è una piattaforma molto attenta ai danni ambientali: proprio ultimamente la Procura di Modica ha rinviato a giudizio i gestori per aver inquinato le falde acquifere “con modalità illecite e nocive per l’ecosistema, ma che avrebbe consentito risparmi per decine di milioni di euro”, come si legge nelle carte processuali.

Ma d’altronde la Prestigiacomo si troverebbe, come detto, in conflitto d’interessi su più questioni, rivestendo allo stesso tempo il ruolo e di controllore e di controllato. Essendo siracusani, i Prestigiacomo hanno quasi tutte le loro sedi aziendali nel territorio della Provincia di Siracusa. Tra questi ritroviamo anche la Ved, azienda petrolchimica, di cui proprietario è il padre Giuseppe, amministratrice la sorella Maria Pia. La Ved, in realtà, è balzata al centro di inchieste giudiziarie e giornalistiche già alcuni anni fa. Già nel 2001, anno in cui venne aperta un’inchiesta proprio dalla Procura di Siracusa addirittura per lesioni. E come mai? Presto detto.

Tutto comincia nel 1993. Un operaio scopre che suo figlio ha una malformazione congenita, reflusso urinario (per un danno all’uretere, i veleni del suo corpo tornano al rene). Dopo alcune operazioni, il problema viene risolto. Passano alcuni anni e lo stesso, identico problema si ripresenta: anche il figlio di un altro operaio deve operarsi urgentemente per febbre alta e reflusso urinario. Un anno dopo ancora lo stesso caso per il figlio di un altro dipendente della Ved. E i Prestigiacomo? Non sono di certo padroni desiderabili: basti pensare che uno di questi operai è addirittura cugino di secondo grado di Stefania, ma nessuno osò alzare un dito per aiutarlo. Altro piccolo esempio. Un altro operaio ha avuto due figli nati con alcune dita delle mani attaccate. L’operaio – giustamente – chiese un prestito ai suoi datori di lavoro per l’operazione, ma questi rifiutarono. Il figlio riuscì ad operarsi solo dopo una colletta tra i colleghi.

Tuttavia, col passare del tempo, il numero di tumori e bambini nati con malformazioni è aumentato in maniera esponenziale e lo Stato è stato “costretto” a bonificare l’area. E chi se n’è occupato? Chiaramente il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Per la bonifica lo Stato, nel 2008, mise a disposizione 774 milioni di euro, ma di questi – rivela Mottola – “solo poco più di 220 milioni sono a carico delle società che hanno provocato l’inquinamento”. E non è nemmeno tutto: ad oggi nessun lavoro di bonifica è stato portato avanti, in quanto, via via, i soldi sono stati dirottati verso altre emergenze, o presunte tali.

Quanto detto finora ci potrebbe far capire, ad esempio, perché, a differenza di Mara Carfagna, la Prestigiacomo ha minacciato di uscire dal Pdl, ma non ha mai messo in dubbio il suo Ministero. Ora l’allarme è rientrato. È stato Silvio Berlusconi in persona a parlare e convincere il Ministro. D’altronde – lo sappiamo – lui è uno che se ne intende di conflitto di interessi.
fonte: infiltrato.it

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